Ben Ali, il guru dell’"islam moderno" che non sa intendere critiche o accettare alternative ideologiche alla sua imperscrutabile "chiaroveggenza politica", come la sua stampa nazionale obbedientissima a ripetere megafonicamente i suoi slogan afferma a chiare lettere capitali, imbavagliando tutta l’opposizione che cosي costituzionalmente vorrebbe accettare a volerlo intendere, sarebbe solo un "clone democratico" di Saddam Hussein, abilmente travestito da pacifico collaboratore della campagna antiterrorista inaugurata da George Bush.

Il giudizio, sebbene non definitivo e manicheo, richiede qualche piccola riflessione. Per esempio l’entusiasmo popolare e cosي diffuso per l’idolo ormai caduto e infranto dell’Islam militantista e guerriero di Saddam con tutti i suoi metodi terroristici di propaganda di stato e religiosa impiegati, desta non pochi sospetti per il semplice fatto di convivere negli spiriti piْ addolciti alla tolleranza occidentale di cui solo i tunisini sono forse capaci : come potremmo credere che sono il frutto spontaneo di simpatie innate e non il prodotto di un’intossicazione demagogica indotta dalle abili manovre di "persuasione occulta" antioccidentale indotti dal sibillino dittatore della Tunisia "progressista" ?

Lasciamo agli specialisti le differenti : si tenga conto solo che c’erano tunisini fra gli arrestati in dicembre in Belgio, che stavano preparando un attentato contro l’Ambasciata degli USA a Parigi, come anche nella "cellula dormente" di Al Qaida scoperta a Lione e annunciata dal ministro Sarkozy, come tunisino era l’autore dell’attacco contro la sinagoga di Jerba in Tunisia, legato a Al Qaida anch’esso.

Sventolando una miriade di bandierine e di poster in ogni formato riproducenti il ritratto di Ben Ali, in un’ossessione che ci ricorda i tempi di Mao in Cina, di progressi democratici non si vede in concreto nessuna traccia se non il raccorciarsi progressivo delle minigonne portate con grande disinvoltura da una certa classe di giovani tunisine e il sempre piْ folto esercito di "american caps" di cui si armano i gigolَ della capitale tunisina. Ma che non si parli, per non raccapricciare il "buon gusto borghese" dei tempi moderni, di matrimoni misti fra tunisine emancipate e qualche buon cristiano deciso a non profittare solo di certi facili flirts di cui la capitale - ma non solo Tunisi - abbonda.

Gli articoli 16, 18 e 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sono quelli piْ ignorati, cadendo nella "zona morta" mediatica : infatti quasi ogni giorno ne "La Presse" si leggono avvincenti promesse di libertل , pompose esclamazioni di progresso sociale, di sviluppo "strutturale" dell’economia, di emancipazione religiosa e avvento di simboliche "illuminazioni" dal grande mecenate della democrazia tunisina, il sedicente Presidente Ben Ali appunto, cosي spesso tentato di "rompere i piatti" parabolici e iperbolici della sua crisi isterica con la "troppo" democratica Europa : la critica é sua come ce la espresse la stampa locale a quasi immediato commento della tragedia dell’11 settembre.

Certo oggi dopo l’esito in Irak e mentre la Siria inquieta il mondo occidentale per la pressione sviluppatasi nelle mire protezioniste degli USA in Medio Oriente, il mondo delle democrazie e delle libertل e le Nazioni Unite non dovrebbe distogliere l’occhio ne distrarre troppo l’orecchio dalla strana loquacitل "democratica" dell’"arabo"-cartaginese di Ben Ali, il pericolo di fraintedere il suo discorso é veramente troppo grande.

Il Presidente di Tunisia Ben Ali, dopo aver espresso il suo impegno politico al rispetto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani con la conferma dell’articolo 5, primo paragrafo, della novella Costituzione tunisina, approvata nel giugno 2002 con un referendum popolare paradigmatico del suo potere demagogico (piْ del 99% di "sي"), si contraddice puntualmente con una campagna di repressione dei diritti umani degna di un emulo del modello ideologico di Saddam Hussein...

Protetto da una lobby tutelare degli interessi economici di tanti investitori italiani ed europei nel settore industriale e in particolar modo quello della confezione tessile, il Presidente Ben Ali continua indisturbato la sua politica di sorrisi alla stampa e di promesse democratiche ai leaders politici esteri, mentre in realtل sferra una repressione silenziosa quanto inesorabile delle libertل individuali contro gli attivisti e i difensori dei diritti umani , perpetuando in tal modo la tradizione del riso punico - fra il cinico e il sardonico - quello che i Romani definivano bugiardo, beffardamente ipocrita e follemente ambizioso.

Una giovane donna é pubblicamente tacciata di prostituta, arrestata o violentata, a volte con aggressioni in pubblico, sulla strada o sul marciapiede - come nel caso di Radhia Nasraoui, avvocato e moglie perseguitata del dissidente Hamma Hammami, il cui partito, non riconosciuto - é oggetto tabْ in tutti i discorsi pubblici e persino privati. Nei numerosi e affollatissimi caffé non si discute mai di politica interna e sarebbero non pochi quelli che vi denuncerebbero sul fatto.

Una inquietante ondata di repressione é avvenuta guarda caso durante il periodo delle feste natalizie : i difensori e gli attivisti dei Diritti Umani sono stati le prime vittime, come il giudice "ribelle" Yahyaoui, che primo osَ scrivere una lettera aperta ai giornali d’Europa denunciando la completa corruzione del sistema giudiziario dove i giudici fanno apparizioni da palcoscenico e gli avvocati non sono mai ascoltati seriamente.

Yahyaoui fu brutalmente interpellato a dicembre da poliziotti in civile della sicurezza politica che lo "raccolsero" senza nessuna convocazione (cosa normalissima per loro), lo aggredirono fisicamente al suo rifiuto di seguirli e lo sottoposero ad un lunghissimo e misterioso interrogatorio. Cosي per tanti altri, avvocati, giornalisti che non hanno potuto o voluto uscire dall’ombra dell’anonimato.

Senza voler prendere gli accenti del "delenda Carthago", il compito della stampa libera in Europa e nel mondo occidentale é quello di difendere la dignitل dei valori etici e umani del testo di Ginevra, edificato sopra secoli di revisione spirituale e filosofica del patrimonio di fede del mondo cristiano e salvarlo dalle manipolazioni ideologiche e imitazioniste che il contesto pseudoislamico della "chiaroveggenza politica" di Ben Ali (secondo la retorica ufficiale della stampa tunisina) pretende di potersi gratuitamente concedere, a costo di farsi beffe della nostra visione critica.

No, il plagio é evidente anche se pochi in Italia sanno quello che avviene nei commissariati di polizia del Paese tunisino, a detta di testimonianze raccolte da Amnesty International, secondo un rapporto pubblicato su un sito Internet della comunitل ebraica francese (per chi é curioso, vedere su www.alliancefr.com/actualite/RPJ/0611.html) : la tortura é ancora fino in tempi recenti praticata nei commissariati di polizia della Tunisia intera con percosse, insulti, shock elettrici, bastonate, sevizie e stupri di giovani donne e uomini persino filmati per lo scherno delle vittime : non avremmo ragione di vederci l’ombra di Saddam Hussein ?

E non deve stupirci che la fonte d’informazione sia un’associazione ebraica, riportando le testimonianze presentate da Amnesty International (quattro giovani tunisini vittime di tali sevizie), poiché la stampa mussulmana ha giل messo la museruola e il buon "cane di guardia" mediatico preferisce scodinzolare alle opere di costruzione di nuove magnificenti moschee nei quartieri residenziali di Tunisi.

Non ci inganna affatto sulle reali intenzioni ideologiche del regime questa intraprendenza edile frammischiata alla retorica del "dialogo fra le religioni e le civiltل" e le promesse per le "libertل individuali", soprattutto se si considerano alcuni ben tristi e recentissimi episodi di repressione poliziesca contro la comunitل cristiana in Tunisia.

Infatti non pochi stranieri attivi e partecipanti ai servizi religiosi all’interno della comunitل di Chiesa e in particolare quelli provenienti dal’Africa centrale (Nigeria, Costa d’Avorio, Cameroun, ecc..) sono divenuti vittime della repressione poliziesca con perquisizioni, interrogatori e arresti scatenatisi improvvisamente contro questi senza chiare ragioni se non fosse quella di fare "terra bruciata" agli evangelizzatori e al progresso della comunitل cristiana e al suo costituirsi come corpo sociale (anche demograficamente, sfavorendo o impedendo la formazione di famiglie cristiane in Tunisia).

Cosي c’é stata la perquisizione minuziosa e l’interrogatorio del prete reponsabile della "maison d’accueil" a Tunisi, una casa di ricovero per poveri : il prete missionario é originario di uno dei paesi della costa centroafricana.

A volte le ragioni possono apparentemente mascherarsi con delle "irregolaritل" di soggiorno, il mancato adempimento di pratiche amministrative rese lente e complicate da un’amministrazione specialmente istruita a fare ostracismo a questa categoria di stranieri in cerca di residenza.

Come nel caso di Lionel Joel, detenuto per un periodo superiore ai venti giorni nel centro di detenzione e espulsione per gli immigrati illegali a El Ouardia, Tunisi : la sera di Natale, dopo aver partecipato alla funzione solenne, ritornato a casa, si é visto circondare il proprio domicilio da una cintura di poliziotti, mentre uno di essi saltava all’interno del muro di cinta, penetrando nel suo appartamento e intimandogli l’alt come si farebbe con un gangster a mano armata.

Emmanuel Jeff Obi, nigeriano, un giovane studente cristiano ingiustamente sospettato di appartenere ad una organizzazione politica é imprigionato per un periodo di un mese - pur essendo in possesso di una carta di soggiorno - nel Centro di "accoglienza" per immigrati clandestini di El Ouardia presso Tunisi, un centro utilizzato come una sorta di carcere politico, nonostante le garanzie date internazionalmente di "trattamento umano".

La realtل é che il giovane Emmanuel é probabilmente reo agli occhi degli investigatori politici di proporsi coniuge di una giovane tunisina senza naturalmente convertirsi all’Islam - richiesta che il governo tunisino soffoca creando un caso giudiziario con dei pretesti sulla permanenza illegale del giovane africano, mentre la sventurata subisce anche delle osservazioni a sfondo razzista.

Dove sono finiti gli impegni costituzionali da parte delle autoritل tunisine al rispetto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (art.16), dov’é il serio impegno o la pur minima considerazione della riforma apportata nell’art.5, paragrafo 1, della nuova Costituzione tunisina ?

Chi scrive pur non essendo africano, né di colore, ma un italiano e di pelle chiara, si é trovato perseguitato piْ o meno per le stesse ragioni : cioé frequentare attivamente le comunitل cristiane, essersi legato ad una ragazza tunisina convertitasi all’ideale e ai valori della vita cristiana, che desidera il matrimonio nella nostra Chiesa, una decisione di appartenere a Cristo, che le costa il confino famigliare e per colui che scrive arresto, interrogatorio e un’espulsione che gli é riuscito assai fortunatamente a non rendere definitiva.

Il Papa Giovanni Paolo II ha diffuso una nota pontificia per l’impegno politico dei Cristiani nel mondo : é dunque il momento credo - di fronte alla minaccia internazionale del terrorismo islamico e a quella piْ occulta ma persistente e corrosiva delle ideologie moderniste islamiche, quelle che pretendono opporsi alla dignitل umana a nome di presunte obbligazioni divine venute dall’incriticabile e intrattabile musa maomettana (e molti Cristiani lo vedrebbero meglio come un Baudelaire medioevale) e vorrebbero fare ostacolo alla luce della fraternitل universale e all’uguaglianza dei diritti umani - il momento di mettersi in piedi e fare testimonianza della nostra fede domandando all’autoritل internazionale di Ginevra, al mondo diplomatico occidentale aperto allo stesso Spirito che ci illumina, come anche io ho personalmente fatto con lettere aperte al Presidente degli Stati Uniti George W. Bush, di difendere la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e di proteggerne la piena applicazione, senza fare eccezioni per gli abusi e le coscienti violazioni del nostro vicino islamico che ne ha sottoscritto l’adesione, la Tunisia di Ben Ali.

La Tunisia ha avuto finora sempre ragione del suo "gioco duro" : basti pensare al protezionismo per Craxi, vanamente richiesto dal governo italiano, proteggendolo come farebbe (senza fare accuse a determinate persone) con tutti i "ladri ricchi" di casa nostra e d’altrove ; con il sequestro ingiusto e brutale dei motopescherecci di Mazara del Vallo ; con l’offuscamento delle inchieste nel caso dell’omicidio di Milena Bianchi, caso che va ben al di lل di un crimine passionale ; con la copertura a ricatto diplomatico dell’invasione massiva di clandestini nordafricani sulle nostre coste ; a livello internazionale, con il sabotaggio dell’informazione e il blocco dei ripetitori televisivi allorché scoppia uno scandalo qualsiasi comprendente o no la figura del suo attuale rais Ben Ali ; come quando si procede a ipotesi sulla morte misteriosa del fratello Moncef imprigionato a Marsiglia anni addietro sotto accusa di spaccio e di commercio internazionale di droga o quando si analizza la tecnica del "coup d’état" contro il vecchio Presidente Bourghiba, che non ha nemmeno avuto l’onore di una ripresa televisiva dei suoi funerali - o quando si documenta la scomparsa di migliaia di giovani dissidenti nelle carceri politiche, delle torture e delle brutalitل a cui sono stati sottoposti ; quando si sospetta una simulazione d’incidente per l’eliminazione "ad hoc" a El Kef presso la frontiera algerina di un elicottero militare carico di alcuni generali e ufficiali superiori dell’esercito non troppo collaborazionisti, con l’approssimarsi del Referendum del giugno 2002 che doveva sancire la permanenza prolungata di Ben Ali sul seggio presidenziale... la lista potrebbe continuare.

Allora, senza voler prendere i toni giustamente polemici di Jean Pierre Tucquoi, il giornalista che ha pubblicato il libro critico "Notre Ami Ben Ali", oggi dopo quanto é accaduto in seguito agli avvenimenti dell’11 settembre, alla grave tensione e all’aggravarsi della minaccia e della dinamica del terrorismo islamico internazionalmente e non solamente in Italia (per esempio dopo l’allerta scattata dall’Ambasciata di Tunisi e resa di dominio pubblico in televisione : cfr. il Corriere della Sera, edizione del 17 gennaio 2003), oggi non possiamo e non dovremmo piْ restare in silenzio per attendere il peggio, dobbiamo veramente agire e agire meglio con fede cristiana, difendendo la nostra Libertل e i nostri valori di fratellanza in Cristo.

Oggi testimoniamo la nostra fede, rompendo il ghiaccio mediatico, non solamente quando si tratta d’essere solidari con le sofferenze dei nostri fratelli di fede biblica, gli Ebrei dell’olocausto e dello sterminio nazista o quando si tratta di essere sensibili alla problematica della pace israeliana e alla conquista di un giusto equilibrio politico con i palestinesi "di buona volontل ", ma anche rifiutando di ricevere per buona la beffarda manipolazione degli art. 16, 18 e 19 della Dichiarazione dei Diritti Umani, facendo atto di subdole discriminazioni da parte del governo tunisino nonostante il suo impegno costituzionale quanto alla libera scelta coniugale, nel diritto di Famiglia, quanto all’adesione piena, libera e volontaria, da parte dei giovani ad una determinata fede, che noi preghiamo che sia la nostra accogliendo nella nostra Chiesa chi in Tunisia si converte all’Amore del Messia dell’Umanitل ; e quanto al diritto di libera espressione e di manifestare ad altri i valori etici della democrazia e del progresso civile attraverso la propria testimonianza cristiana in Nordafrica.

Noi non possiamo applaudire alla retorica islamico-conservatrice di ben Ali, come nell’immediato seguito dell’attentato dell’11 settembre, esprimendosi egli contro il "troppo" di democrazia in Occidente che lo avrebbe facilitato se non addirittura generato, volendo egli solo giustificarsi dei suoi metodi di repressione e contro il desiderio legittimo del suo popolo di seguire il progresso democratico europeo, quasi ad avvertirci con toni da novello Don Rodrigo che il matrimonio con gli ideali e i valori etici d’Europa "non ha da farsi".

Noi Cristiani , assieme a tanti amici e fratelli Ebrei di fede biblica in Europa e nel mondo siamo oggi sempre piْ forti di quella fede che ci autorizza ad annunciare a tutte le nazioni, nella Speranza del Messia Venturo, il costituirsi di una nuova Tunisia e resa veramente democratica attraverso la presenza cristiana e la convivenza pacifica con tutte le comunitل religiose, in questa terra dei primi Martiri e del fiorire delle comunitل giudeo-cristiane e della prima Chiesa.

I santi della chiesa e i martiri, Cipriano, Fulgenzio, Felicita e Perpetua, Tertulliano, il genio di Agostino, testimoni negletti di questa gloriosa e fulida chiesa del Nordafrica, sono oggi - noi lo crediamo - nella comunione santa del Cristo.

Gesْ é vivente con noi e per mezzo della fede in noi e in quanti rendono testimonianza al Principe della Pace in questa terra che irrorata dall’acqua del battesimo e dal sangue dei suoi martiri é anch’essa luogo dello Spirito. (1 Giov. 5 : 6-7)

"Tutto ciَ che é nato da Dio vince il mondo ;
e questa é la vittoria che ha sconfitto il mondo :
la nostra fede."

(1 Giovanni 5 : 4)

Nino Mucci

Le double jeu de Ben Ali (versione francese)